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Pubblicato il 4 Novembre, 2015 | da bolognain

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Alma Mater Giallorum

Publio Aurelio Stazio, un detective nell’antica Roma, è il più riuscito personaggio di Danila Comastri Montanari

Il giallo storico va di moda, con un’inflazione di abati medievali o dandy vittoriani che spesso stanno a Sherlock Holmes come lo sky sta alla vera pelle. E vanno di moda gli autori italiani, con personaggi variegati, messi a investigare indietro nel tempo: dal Commissario Ricciardi nella Napoli Anni 30, autore Maurizio de Giovanni, al Maresciallo Santovito di Macchiavelli e Guccini, sul nostro Appennino, fino al Commissario De Luca nella Bologna del 1945 e dintorni, opera di Lucarelli e già trasposto in Tv con l’interpretazione di Alessandro Preziosi, di scena in questi giorni al Duse con il Don Giovanni.

Poi, ma in realtà temporalmente prima di tutti, c’è Danila Comastri Montanari, ex insegnante bolognese, che nel 1990 ha dato il via ad una saga dedicata a Publio Aurelio Stazio, un investigatore nell’antica Roma, e che comprende finora 18 volumi, tutti caratterizzati da un titolo latino: Mors tua, In corpore sano, Cave canem, Morituri te salutant, Parce sepulto, Cui prodest?, Spese, ultima dea, Scelera, Gallia est, Saturnalia, Ars Morendi, Olympya, Tenebrae, Nemesis, Dura lex, Tabula rasa, Pallida Mors e il recentissimo Saxa Rubra.

Il protagonista, Publio Aurelio Stazio, è un senatore romano del primo secolo: una quarantina d’anni, atletico, colto, ricchissimo ed epicureo. Ha un debole per le donne e per risolvere i misteri di un’Urbe presentata e descritta in maniera completa e affascinante dalla bravissima Daniela, che alla proprietà di scrittura e all’intelligenza nell’elaborare trame poliziesche con il consueto colpo di scena finale, riesce ad attualizzare quello che era l’antica Roma: una civiltà pulsante, multietnica, tollerante. Ogni suo romanzo è una via di mezzo fra un racconto affascinante e una puntata di Quark di Piero Angela e si resta incantati, pagina dopo pagina, sia dallo sviluppo della trama che dalla conoscenza di particolari piccoli e grandi sulla vita di 2000 anni fa. Una provocazione: se nelle scuole alle ore di Storia, quando si parla di Roma antica, venisse consigliato agli alunni di leggere un libro della Comastri Montanari si otterrebbe più successo che nel far studiare i Sette re di Roma o Mario contro Silla.

Incredibile che una serie così intrigante e di successo non sia mai stata considerata per realizzarne una serie Tv. Danila ha confessato di non riuscire a immaginare nessun attore italiano che possa interpretare Publio Aurelio Stazio, mentre ha sospirato all’idea impossibile che Paride – il servo levantino figlio di buona donna, falso e arraffone, ma legatissimo al suo padrone senatore – potesse venir interpretato da un Johnny Depp in stile Pirata dei Caraibi.

Ogni episodio del ciclo fa storia a sé, quindi si può iniziare la lettura da uno qualsiasi, ma il mio preferito è Tabula rasa, ambientato ad Alessandria d’Egitto.

Dimenticavo: oggi, 4 Novembre, è il compleanno di Danila: auguri e grazie, per i tuoi gialli latini.

Franco Montorro

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4 Novembre 2015

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