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Bologna-Genoa 1925: verità nascoste
Una finale accesa e, sostengono in Liguria, condizionata. Quindi l’appello è: ridate lo scudetto al Genoa. Peccato che la ricostruzione di quel periodo sia di parte e lacunosa
Ieri sul Venerdì di Repubblica è apparso un articolo a mio modo di vedere pretestuoso rievocativo dell’acceso duello fra Bologna e Genoa per il titolo della Lega Nord 1925. La firma è di Gessi Adamoli, giornalista genovese, la vicenda riguarda la serie finale di spareggio fra rossoblù liguri ed emiliani, che avrebbe portato o il decimo titolo là o il primo qua. Fu una serie infinita, certamente condizionata da arbitraggi non all’altezza, ma il giornalista genovese e genoano ha il torto di buttarla sul politico e va bene, affari suoi anche se un difetto di fondo nella ricostruzione c’è e deriva proprio dalla partigianeria dell’autore. Uno che un maestro del nostro mestiere come Elio Domeniconi descrive così: «Gessi Adamoli è sicuramente il più sfegatato dei giornalisti genovesi. Aveva cominciato a seguire il Genoa quando il nonno Gelasio (di cui porta il nome), sindaco, comunista, della ricostruzione, lo teneva sulle ginocchia in tribuna d’onore a seguire la squadra rossoblu…».
Non c’è niente di male, se un giornalista sportivo non fosse tifoso non avrebbe fatto il giornalista sportivo, ma quando la passione condiziona l’oggettività le cose cambiano.
Adamoli lamenta i torti subiti dalla sua squadra e li lega ai presunti favoritismi che il Fascismo e in particolar modo il futuro presidente della Federcalcio Leandro Arpinati avrebbe riservato al Bologna. La mette dunque sul piano, quasi, della guerra di civiltà e libertà e non metto in dubbio che sia andata davvero così, ovvero che quella serie di incontri non siano stati del tutto regolari. però dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ricordare una cosa e riconoscerne un’altra. Il Genoa l’anno precedente aveva vinto il titolo grazie ad una contestatissima decisione della federcalcio che aveva punito la Juventus, sconfitte a tavolino anziché vittorie sul campo, una proprio contro il Genoa, che avevano di fatto tolto la vittoria ai bianconeri (e un tifoso del Bologna potrebbe giustamente fare una battuta su quei tempi così lontani!). La cosa da riconoscere è che Leandro Arpinati, tifoso del Bologna, certo, presidente della FIGC dal 1926 (dunque l’anno successivo ai “fattacci”) al 1933, quando nel 1927 si trattò di revocare lo scudetto al Torino non se la sentì di assegnarlo al Bologna secondo classificato e questo proprio per non generare sospetti di favoritismo. Quanti scudetti vinse il Bologna nei suoi sette anni di “ditattura” sportiva? Uno. Quanti il Genoa? Nessuno. Che cosa successe nella stagione successiva all’abbandono di Arpinati alla poltrona di presidente della FIGC? Stagione 1933-34: Genoa retrocesso.
Allora, anziché scomodare il Guardian che definisce quel Bologna-Genoa come la più grande truffa di tutti i tempi nel calcio, e a sostenere a gran voce la revoca del titolo al Bologna e l’assegnazione alla squadra del suo cuore il collega provi a pensare che il tifo dovrebbe essere come un cappotto, che ci si toglie in sala stampa e ci si rimette dopo aver pronunciato o scritto l’ultima parola del servizio.
Franco Montorro
(Foto Wikipedia)
27 Febbraio 2016