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Bologna-Livorno satireggiando
Il Vernacoliere è la rivista principe fra quelle satiriche. Nell’ultimo numero pubblica anche una foto – con commento – su un evento a Bologna
Sono 55 anni che Il Vernacoliere imperversa nelle edicole prima livornesi, poi toscane, poi dell’intera Italia proponendosi come “Mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto, in vernacolo livornese e in italiano”. Battute, vignette e articoli di grana grossa spesso al limite della decenza, ma è un po’ come nel famoso ristorante romano “La Parolaccia”, dove dall’entrata all’uscita il cliente è sommerso da offese e battutacce. Locale ovviamente spesso da sold out, perché la gente si diverte a questo rovesciamento delle parti e a questo finto e finalizzato trattamento da pesci in faccia.
Il Vernacoliere è dichiaratamente una rivista di sinistra o per meglio dire di antidestra, ma le bastonate che infligge sono a 360° e senza nessuna preclusione, perché la satira è libera e l’imbecille da prendere in giro può essere sanfedista o sanculotto, baciapile o mangiapreti. Il Vernacoliere si fa beffe di tutti ed anche con notevole ironia.
La riproposizione di una cosa pubblicata sull’ultimo numero è forse un’occasione per rimpiangere quel periodo in cui in Italia si pubblicavano diverse riviste satiriche: da Becco giallo a Tango passando per Il Male, Candido e Cuore. In realtà l’assist ce lo fornisce il fatto che l’immagine sia stata scattata a Bologna. Riguarda una parte sola, ma il nostro interrogativo no: quanto poco è diventata autoironica, satireggiante, coraggiosa nella beffa e nella critica con il sorriso Bologna? Ma non riguardando extracomunitari o sedute e soprattutto non essendo argomento che porta voti, i politici sempre più seriosi che seri se ne fregano. A Livorno si rivolgerebbero a loro dicendo: ir budello di tu’ mà.
In tutto il resto d’Italia la satira è come un contratto a tempo indeterminato: un’illusione.
Franco Montorro
21 Dicembre 2015