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Bologna più insicura, Bologna più imbruttita
Dal camion che entra in Piazza Maggiore durante un concerto dei Nomadi agli imbecilli che indisturbati deturpano i muri con i loro simbolini.
Due storie agli antipodi, quelle del camion che entra in Piazza Maggiore durante il concerto dei Nomadi e quelli dei murales del ponte di Via Stalingrado subito deturpati da uno o più imbecilli. Storie di ordinaria follìa, senza voler pesare la gravità di ognuno dei due: quando una cosa è sbagliata lo è e basta, quando viene arrestato un colpevole il crimine è stato commesso; poi si vedrà quale pena infliggergli.
L’irruzione del mezzo avrebbe risvolti grotteschi, non fosse che il ricordo della strage di Nizza è ancora dolorosamente fresco, e adesso è partito il rimpallo delle colpe – assodato che l’autista, poveretto, chissà se se ne è reso conto, ha rischiato molto – che forse si concluderà in un nulla di fatto. In ogni caso, visto quello che è successo e soprattutto quello che avrebbe potuto succedere, ci sentiamo tutti molto meno sicuri. Non era l’Isis, era un camionista pugliese che magari consiglierà o costringerà chi di dovere a rivedere i sistemi di sicurezza.
L’altra questione è di microcriminalità, io la definisco così, ma anche di sfregio e spregio di un’ideale per una città meno grigia, meno sporca, meno attaccabile da chi la imbratta e la imbruttisce. Magari facendosi scudo con la creatività e contando sulla solidarietà di chi perdona “perché è disagio sociale” o perché non si è mai trovato un muro di proprietà deturpato da assurdi ghirigori. Altrove, forse, nei confronti di quella minoranza cafona e insolente avrebbero trovato un sistema da uovo di Colombo (Cristoforo): ti becco a fare quello, ti condanno ad un periodo di rieducazione, pulendo dove hai sporcato. Per carità, sui muri si è sempre scritto o incollato manifesti, però c’è un limite a tutto. E a Bologna è stato sorpassato, mentre ci si preoccupava di cacciare Beppe Maniglia da Piazza del Nettuno.
Franco Montorro
foto: EvanGlevan
6 Ottobre 2016