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Bologna, un calcio alla sofferenza
Parliamo di calcio, parliamo di mercato. Tutti danno i voti al termine di quello di gennaio. I rossoblù? Sufficienza meritata. Sul campo
Il Bologna è stato promosso in Serie A per il rotto della cuffia, complici amiche due traverse e ha iniziato il massimo campionato a rilento come neanche un treno di pendolari fermo alla stazione del Bargellino. Poi, il colpo fortunato di Donadoni, la media da Champions League e le pericolose sirene odierne sull’Europa: ma anche no, grazie, quest’anno dove bisogna pensare soprattutto a salvarsi.
Il mercato di gennaio 2015 portò elementi interessanti ma non tutti decisivi, allora non c’era poi tanta impellenza perché la squadra andava benino “nonostante” Lopez in panchina, le cose successivamente si complicarono e Delio Rossi fu chiamato a salvare il salvabile. E ci riuscì. Pagando poi in estate colpe in parte sue in parte dovute ad una campagna acquisti incerta e che comunque dopo il suo esonero si è rivelata non perfetta ma perfettibile eppure efficace nelle scelte.
Così il grosso vantaggio del Bologna in questa finestra di mercato è stato il non dover scegliere, ma il poterlo fare sulla base di una classifica tranquilla. Quindi, nessuna rivoluzione ma innesti mirati reparto per reparto.
Resto dell’idea che un’altra punta sarebbe servita: alta, grande e grossa alla Anderson, ma anche nella pallacanestro ad un certo punto si è rinunciato all’idea del pivottone per affidarsi al gioco perimetrale e questa strada mi sembra stia praticando il Bologna. Con fiducia e magari con più attenzione nell’ultimo quarto d’ora.
Franco Montorro
2 Febbraio 2016