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Bonamico, 60 candeline!
Cifra d’età tonda per il Marine, il “cinno” che regalò lo scudetto alla Virtus nel 1976 e che è diventato uno dei migliori italiani di sempre
Ci sono libri che potrebbero essere letti con una colonna sonora dallo stereo, in sottofondo o dagli auricolari – eh già, siamo nel terzo millennio – e articoli che invece, più in breve, potrebbero accontentarsi anche solo di una canzone. Per questo io scelgo “Mamma mia” degli Abba, perché è l’espressione che mi viene spontanea quando realizzo che oggi, 18 gennaio, è il compleanno di Marco Bonamico, che ne fa 60 e il rewind dei ricordi mi riporta indietro al 4 aprile 1976. Campionato di basket, partita praticamente decisiva per assegnare lo scudetto, quel titolo tricolore che dal 1956 non è mai uscito dal triangolo Varese, Milano, Cantù. La Virtus Sinudyne va a giocarsi tutto, sorta di Leicester del calcio di oggi ma infinitamente più “in fieri” nella Varese dei Dino Meneghin, Ossola, Bisson, Morse: una delle più grandi squadre italiane di sempre. La Sinudyne ha Caglieris, Antonelli, Bertolotti, Driscoll e Serafini come quintetto base ma dopo un po’ quest’ultimo – il pivot – fa un fallo di troppo e allora Dan Peterson si volta verso la panchina e manda in campo Marco Bonamico, 19 anni da poco, mettendolo all’ala e spostando Driscoll sotto canestro. In quel ruolo Marco ha di fronte Morse, arma letale al tiro in quel periodo, e Davide batte Golia. Bonamico guadagna tre falli di sfondamento consecutivi dal cecchino avversario e la partita svolta verso il traguardo di uno scudetto storico.
E’solo il primo atto di una lunga carriera che fa del “Marine”, come veniva soprannominato per la sua potente irruenza atletica, un simbolo della Virtus e uno dei migliori cestisti italiani di sempre. Dalla bacheca arricchita da due scudetti e due Coppa Italia in maglia bianconera e da un argento olimpico e un oro europeo con la maglia azzurra.
In bianconero gioca curiosamente a singhiozzo passando, dal 1976 al 1988 anche per Fortitudo (!). Mens Sana Siena e Olimpia Milano. Al termine della carriera sul campo si attiva per la Giba, il sindacato dei giocatori, e poi diventa spalla televisiva per la Rai e presidente della Lega di A2.
Il “Mamma mia” è ispirato dal fatto che, come avrebbe cantato Bob Dylan, i tempi stanno cambiando. Anzi, sono cambiati e il “cinno” chiavistello del 1976… Mamma mia ne fa 60 e io il 4 aprile 1976 non avevo ancora 16 anni; classe ’60. Onorato di avere come amico il Marine.
P.S. Se volete un po’ sorridere sull’evoluzione del giornalismo sportivo, guardate questo video
https://www.youtube.com/watch?v=KKmUOIBkczw
tratto dalla Domenica sportiva del 4 aprile 1976. La partita è finita da pochissime ore, la partita è quella della vita di Bonamico; l’allenatore sconfitto Sandro Gamba e il vittorioso Dan Peterson parlano con calma. Il conduttore Paolo Frajese chiama Dan “Peterson” e il presente Terry Driscoll “Bob”. Mamma mia, tutta un’altra epoca.
Franco Montorro
18 gennaio 2017