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Ci vuole un video bestiale
Tacopina o no, acclarato che a Bologna e probabilmente in Italia non esiste un acquirente in grado di rilanciare la Virtus, si doveva fare così
Premessa necessaria e indispensabile: quello che sto per scrivere non è tutta farina del mio sacco, perché l’assist – geniale nella sua semplicità – me lo ha dato il carissimo e bravissimo collega Simone Motola nel timeout di trasmissioni di Radio Nettuno fra il programma di Massimo Maccaferri e quello di Simone con Marco Merlini. Si parlava della Virtus che si era rivolta a Tacopina e della lentezza non tanto della trattativa, ma dei tempi per preparare la confezione della richiesta. Perché – diceva ancora Motola – non bisognava nemmeno aspettare la conclusione di questo campionato, salvezza o retrocessione, e viste le difficoltà economiche dichiarate, andare immediatamente alla ricerca di nuove e sostanziose risorse. Che nessuno a Bologna ma probabilmente neanche in Italia può o vuole garantire. In ogni caso, nel Belpaese o all’estero, l’operazione andava condotta da una precisa base di partenza: l’esistenza di un dossier che testimoni a chi non la conosce, del tutto o in parte, che cos’è la Virtus per l’intero sport italiano. Più che un dossier cartaceo, comunque indispensabile, Simone puntava su un video da realizzare con la storia, i successi, i campioni, il fascino, l’impianto, il pubblico delle Vu Nere. Filmato il quanto più suggestivo da mandare a corredo della domanda di investimento e voglio vedere quanti club di basket ma non solo potrebbero vantare un appeal simile a quello sia pur oggi decadente della Virtus. La sua è una storia di quelle che piacciono, soprattutto Oltreoceano, anche oggi o forse a maggior ragione anche oggi che la regina è retrocessa a damigella e neppure di prima fila. Dossier che fra l’altro sarebbe stato di facile realizzazione, vista la quantità di materiale esistente. E a costi certamente inferiori alla cifra raccolta dai Forever Boys.
Ora dico qualcosa che farà arrabbiare qualcuno: Cazzola forse l’avrebbe fatto, Sabatini di sicuro. Porelli non ne avrebbe avuto bisogno.
Franco Montorro
19 Maggio 2016