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Fenomenologia di Alfredo Cazzola
Nelle sue precedenti “vite” bolognesi ha sempre vinto, sapendo poi abbandonare al momento giusto. Meno che in politica. Quindi hai visto mai che…
Conosco Alfredo Cazzola da 25 anni e come nel caso dell’Avvocato Porelli, il primo dialogo fu abbastanza tempestoso, perché da caporedattore avevo pubblicato sul mio giornale, Giganti, la foto di una scritta sui muri dell’attuale PalaDozza: “Sugar for ever, Cazzola fora dai maron”, evidente presa di posizione a favore dell’appena giubilato Michael Ray Richardson. Sette anni più tardi, dopo un paio di numeri da Direttore di Superbasket per il quale stava lasciando il ruolo di editore, nuova bufera interpersonale, per un articolo che avevo scritto su certe vicende societarie in casa Virtus. In tutti e due i casi, un normalissimo diritto di cronaca e di opinione, ma pur avendo appunto fondato e gestito una casa editrice, Alfredo Cazzola non ha mai particolarmente stimato la categoria dei giornalisti e i suoi presunti privilegi, roba da “«Tutela del Wvf”» secondo una sua celebre dichiarazione.
Alfredo Cazzola è sempre stato, perché ha voluto esserlo, un uomo solo al comando, con poche deleghe. Un’altra sua frase nota, quando era proprietario della Virtus, è stata: «Panchina lunga, società corta». Esigente, preciso, diretto, iperattivo, non propriamente simpatico di primo acchito e magari nemmeno in seconda battuta, ha compensato quello che poteva essere un pesante handicap viste le necessarie relazioni sociali, nei suoi ruoli professionali, con un’indiscussa bravura nel gestire il suo lavoro. Abile e concreto, tendente a quell’essere cinico che significa conoscere il prezzo di cose e persone, meno il valore, nelle sue precedenti “vite” bolognesi ha sempre vinto e convinto: con il Motor Show, con la Virtus e anche con il Bologna calcio. Sapendo in tutti e tre i casi, uscire di scena al momento giusto. Qualcuno dice, e non va nemmeno troppo lontano dal vero, quando avrebbe iniziato a rimetterci oppure a non guadagnarci più.
Nell’autunno del 2008, da disoccupato (si fa per dire), Cazzola decide di entrare in politica. E’ ancora un segreto, quando io lo vengo a sapere da fonte certa e affidabile. All’epoca collaboravo con La Stampa, occupandomi di altre cose. Mi metto in contatto con chi di dovere, che mi mette in contatto con una delle loro penne più brillanti: Pierangelo Sapegno. Gli racconto tutto e lui esce con un articolo che preannuncia, come avevo scoperto, la candidatura di Cazzola a sindaco di Bologna, con ufficializzazione del tutto per il 7 gennaio. La notizia fa rumore a Torino, dove Cazzola è ben conosciuto, figuriamoci a Bologna, dove però la stampa locale – quotidiani ed emittenti – trattano la questione come una bufala e nessuno si prende la briga di approfondire, dopo che l’ex Mister Motor show dichiara che non ci sarà nessuna comunicazione il 7 gennaio. Infatti, la candidatura l’annuncia il 14. Con Forza Italia. E lì inizia la prima gara in cui l’uomo solo al comando dei motori, dei canestri e dei palloni perde. Porta al ballottaggio il candidato democratico Flavio Delbono che al primo turno arriva al 49,4% con 112.127 voti, Cazzola è il primo degli sfidanti con 66.056 preferenze (il 29,1%). Al secondo turno Delbono riceve più o meno gli stessi voti (112.789) ma Cazzola solo 6742 in più: 72798.
L’assalto a Palazzo d’Accursio non riesce, ma lo sconfitto non è un perdente qualunque. E si materializza infatti una parziale rivincita, provocata nel periodo elettorale quando durante una trasmissione radiofonica si era rivolto al Sindaco in questa maniera: «A Flavio Delbono porto i saluti della signora Cinzia, sua ex fidanzata, che molto ha da dire sulla sua moralità». Il caso Cracchi, Cinzia Cracchi, legata a Delbono non solo da un rapporto professionale all’interno della Regione Emilia Romagna. «La signora Cracchi ha girato il mondo con l´ex presidente della Regione a spese dei contribuenti», era il siluro di Cazzola. Che arriverà comunque a segno qualche mese dopo, quando andando avanti l’inchiesta della magistratura per reati come truffa, peculato e abuso d’ufficio Delbono si dimette da sindaco. Alle successive elezioni comunali del 2011, Cazzola non si presenta. Ora il suo nome sembrerebbe tornato di moda come candidato del Centrodestra alla consultazione della prossima primavera o per meglio dire sarebbe stato identificato lui come il più forte fra i possibili candidati dello schieramento che fa ancora riferimento a Silvio Berlusconi. Se c’è una possibilità che Cazzola torni ad occuparsi di un’attività che ha lasciato, vedrete che sarà quando tutti non lo considereranno. Perché lui è fatto così, per stupire, ma vuole farlo da solo, senza etichette e senza che nessuno gli faccia pressioni o lo tiri per la giacchetta. Sempre l’uomo solo al comando
Sarebbe un buon Sindaco, Alfredo Cazzola? Probabilmente sì, anche perché conosce bene la città e le altre istituzioni, ma il primo ostacolo lo avrebbe all’interno del suo schieramento, a meno che non crei lui stesso un movimento civico “personalizzato”: non è tipo da patteggiamenti e compromessi, non è disposto a scendere a patti per un assessore in più o in meno. Ecco, a proposito di panchina lunga e società corta, una giunta Cazzola avrebbe probabilmente pochissimi assessori. Ipotizzo: Economia, Università e Istruzione, Sanità Servizi Sociali e Ambiente, Cultura. Gli assessori attuali sono nove, ognuno con diverse deleghe. Cazzola ne ridurrebbe volentieri il numero, assumendosi molte competenze dirette. Ed allora lo vedremmo valutare il traffico girando in auto e sugli autobus, parlare direttamente con Questura e Prefettura sui problemi dell’ordine pubblico, strigliare i Vigili (altra categoria da Wvf) se si rifiutano di lavorare in un certo orario, girare di notte a controllare il casino dei locali. Con grande energia e se volete farlo arrabbiare ditegli che a quasi 66 anni potrebbe anche decidere di fermarsi. Lui risponderebbe che non si smette di lavorare perché si invecchia, ma si invecchia perché si smette di lavorare. E dategli torto.
Franco Montorro
6 Dicembre 2015