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Virtus figlia di nessuno ma colpe con molti padri
Se il meno peggio in campo è, con tutto il rispetto, Mazzola, questa è la peggiore squadra di sempre. Anche nell’immagine
Finirà che anche i biglietti regalati negli ipermercati verranno rifiutati con un “No grazie” da neofiti che non trovano appeal nel basket e da più vecchi appassionati disgustati da questa che al momento è la più brutta Virtus di sempre, nella forma come nella sostanza. E se la precedente Numero 1 negativa, sul finire degli anni Sessanta trovò poi una persona come Gigi Porelli a salvarla e rilanciarla fino a portarla nel giro di sette anni allo scudetto, l’attuale dirigenza rischia di far riscrivere la storia, perché la società bianconera potrebbe non poter più usare il motto sabatiniano “Mai retrocessa dalla Serie A”.
Del resto usando una proporzione già usata in un altro ambito, questa Virtus sta a tutte quelle che l’hanno preceduta come la tangenziale delle biciclette sta alla Tangenziale, quella vera.
Un pastrocchio continuato, con sceneggiate e scemeggiate e il progressivo disfacimento di certe colonne anche istituzionali e d’immagine, nell’ormai consolidata tradizione italiana dell’avanti ai nuovi, anziché avanti ai bravi. Terrieri, Consolini, Sanguettoli, Villalta, Arrigoni… Mi sembra di riascoltare Nando Martellini quando diceva: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati…
Io non dico che i sopravvissuti alle varie epurazioni, perché queste in buona sostanza sono state, fossero insostituibili però due cose mi sembrano evidenti: questa Virtus non ha identità, chi l’ha assemblata quest’anno ha toppato e magari le due cose sono legate. I soldi per cambiare sostanzialmente l’organico non ci sono e allora avanti fino alla prevedibile onta, la retrocessione in chissà quale categoria. Poi, magari, liberati da certi esterni la Virtus potrebbe anche ricominciare come sta provando a fare il Parma Calcio e come non saprebbero fare certi nervosissimi e facili all’arrossimento pleponitenziari attuali.
Poi, ripeto, la squadra in campo dà quel che può e quello che sa fare, così Valli con loro, ma che non ci vengano a raccontare che in fase di mercato non si poteva fare in maniera migliore e non è con tutte le proporzioni del caso come nel 1997 quando a Ettore Messina Cazzola chiese di scegliere fra Rivers, Naumoski o Rigaudeau. Andatelo a chiedere a tutti quelli della Virtus, tranne ovviamente Valli, come motivò la sua scelta il miglior coach nella storia delle Vu Nere oggi sull’orlo del burrone.
Franco Montorro
3 Novembre 2015