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In fondo a destra
Bologna è già stata data per persa da Forza Italia e compagnia destreggiante, visto che il suicidio rosso del 1999 ha rappresentato un’eccezione
Qualche anno fa, ho conosciuto un paio di esponenti di rilievo di Forza Italia e siccome si stava per votare per le elezioni comunali la mia curiosità mi aveva spinto a chiedere un giudizio sulla situazione di Bologna. La risposta fu comune: non vale la pena impegnarsi, la diamo per persa. Quello che pare stia accadendo adesso, con la differenza che allora era ancora fresca la memoria dello strappo Guazzaloca. Oggi la rassegnazione dei “giapponesi” rimasti sull’isola di Berlusconi ha come contraltare l’assoluta insicurezza del PD, che nel frattempo ha visto crescere tre fazioni contendenti: Lega, Cinque Stelle e astensionismo. Vista l’idiosincrasia radicalizzata di Bologna nei confronti dei Padani e la sommaria inconsistenza della candidatura grillina di Massimo Bugani, quello che dovrebbe preoccupare la nomenklatura di Via Rivani sarebbe allora una vittoria forse anche al primo turno ma con dati di astensione altissima.
Sarebbe semplice e facile da metabolizzare. In realtà il PD non avrà mai la maggioranza assoluta al primo turno e quindi dovrà, prima o poi, scendere a compromessi. O rischiare, rischiare molto. Ma di che compromessi si parlerebbe? Di rinunciare all’identità renziana per sola necessità di governo? Riaprire le porte a sinistra, ma mantenendo a tutti i costi un ruolo egemone? Come nel 1999 l’attuale PD ha tutto da perdere, ma che cosa sta facendo di convincente per vincere? Bolle di sapone.
Franco Montorro
3 Gennaio 2016