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Opinioni

Pubblicato il 7 Novembre, 2015 | da bolognain

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La formula vincente del Bologna: 4D+G+2M

Due partite, cinque gol fatti e nessuno subìto, ma soprattutto un gioco vincente e convincente nel quale qualcuno dà davvero il meglio di sé

Seconda vittoria consecutiva del Bologna e terza in quattro gare: più che una luce in fondo al tunnel, un’accelerata per allontanarsi dal cantiere in lento movimento della zona retrocessione. Dalla quale la squadra rossoblu non è ancor fuori, ma nella quale fino alla partita con l’Atalanta pochi credevano ne potesse uscire. Adesso, benvenuta e benedetta sosta per gli impegni delle Nazionali, immaginiamo avvio di un veloce processo di riabilitazione-beatificazione di Pantaleo Corvino alla faccia dei giornalisti (che si occupano di cronaca e non di oroscopo) e doverosi bilanci e considerazioni sul ritrovato stato di grazia della squadra, dopo anni dentro la selva oscura. Le lettere maiuscole della formula citata nel titolo rappresentano le iniziali dei cognomi di sei giocatori più Donadoni che a Verona hanno impresso il loro marchio di qualità sul successo in trasferta. Partiamo dall’allenatore, che non ha rovesciato la squadra come un calzino, ma che a rammendare i buchi ha mandato intanto gli esponenti della vecchia (retro)guardia e poi quel Brienza che con un nuovo ruolo perfino più dinamico e con accresciute responsabilità anche da playmaker ha tenuto il campo alla grande ben oltre ogni pronostico di minutaggio.  Prima D di Donadoni, che secondo l’iconografia delle genti bergamasche non ha parlato tanto ma ha lavorato molto e bene. Torneremo su di lui e sull’idea che ce ne siamo fatti come allenatore e come uomo, per stasera gli riserviamo l’applauso come protagonista assoluto.

Seconda D per Destro, che dopo il gol liberatorio del turno precedente ha giocato una partita spigolosa, da parafulmine e prendicolpi per i compagni, sacrificando la sua voglia realizzativa per creare e coprire spazi. Anche lui mi ispira un approfondimento, sulla solitudine delle prime punte.

D&D, Diawara e Donsah, scommessa rischiosa di Donadoni, vinta, di affidarsi a centrocampo al dinamismo di questi ragazzi senza paura (ma perché dovrebbero averla, alla loro età?), educati nel tocco, decisi nel contrasto (anche troppo: dopo lo splendido gol Donsah ha rischiato un’espulsione in stile M’baye).

La G è ovviamente quella di Giaccherini, che forse a causa della statura tutti continuano un po’ a sottovalutare, mentre si tratta di un giocatore pienamente recuperato e con caratteristiche che pochi hanno anche a livello di Nazionale maggiore. Ad esempio, salta l’uomo. Ad esempio, sa variare su tutto il fronte d’attacco.

Prima M, Mirante. Un bravo portiere ha due tipi di valore: quello evidente e quello da gioco senza palla, se così si può dire. Significa che al di là delle parate – e ricordiamo che si tratta dell’unico ruolo nel quale l’errore è fatale – è importante che il guardiano fra i pali sappia infondere sicurezza ai compagni e sappia guidarli e disporli sui calci piazzati. Il numero 83 del Bologna lo sa fare, benissimo.

Infine, la M di Masina, che nella difesa variabile 3-4 di Donadoni, che ha comportato il sacrificio di Rossettini come esterno basso di destra, sa fare la cosa che gli riesce meglio: puntare l’uomo e superarlo, mentre se in fase di contrasto a protezione accade il contrario, se torna difensore più puro, qualche manchevolezza di gioventù la dimostra ancora.

Franco Montorro

Opinioni

7 Novembre 2015

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