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La nuova Riccione è Dubai
Ma che Dubai? No, a Dubai. Ennesimo corollario di cose deliziosamente bolognesi
“A Dubai…a Dubai”. E senza scomodare la Mosca agognata delle sorelle di Checov. Fra una svolta e l’altra del contesto cittadino occorre “stare sul pezzo” guardando il clippino dei giochi d’acqua che accolgono il jet della compagnia aerea Emirates all’aeroporto Marconi. Il visibilio da visita dello sceicco al Grand Hotel di Rimini in Amarcord e quel tocco internescional da scalo merci di lusso e giro griffato. Tecnicamente si chiama “battezzo”, il rumore è quello dell’autolavaggio, la resa complessiva da rito dell’intrattenimento globale. La pista come un’immensa cesta della lavastoviglie, nell’aria la speranza/certezza della nuova Riccione, cioè Dubai. Ennesimo corollario di cose deliziosamente bolognesi. Non ne farei una questione di shopping compulsivo, di parata ostentata di consumi, di ubriacature in tal senso ve ne sono state parecchie. Mancava l’hip della fuga eternamente data. La meta da raggiungere e da far pesare al proprio ritorno a vicini o lontani, volendo accontentarsi, ai rami spogliati della parentela stretta. Dopo New York per la maratona e il nuovo iPad, Formentera per girare scalzi bruciandosi le piante dei piedi in scooter è il momento di Dubai. Tutto il resto è tratta.
Ivo Germano
3 Novembre 2015