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La tribù dei Wuokettari
Siamo tutti orientali! La moda del “mangia quello che vuoi a prezzo fisso” è diventata una filosofia di vita
Spuntano ormai con i funghi, che pure sono presenti in molte delle loro proposte culinarie, quei locali con dimensioni quasi sempre da vecchia balera dove camerieri orientali, solerti a pulire i tavoli e un po’ meno a servire, completano il lavoro di impassibili cuochi davanti alle piastre. Tutto il resto è a self service, da prelevare in enormi banconi, con offerte pronte da mangiare che vanno dallo sushi alla pizza, con settori di carne o pesce crudi che invece, una volta scelti, vanno consegnati ai silenziosi cuochi di cui sopra. Il prezzo è fisso, generalmente sotto gli 11 euro a pranzo e puoi riempire i piatti fai da te quante volte vuoi e con tutto quello che vuoi. Una regola diffusa e molto orientale, ammettiamolo, che ammonisce: si deve consumare tutto quello che si mangia, altrimenti se qualcosa resta nel piatto, lo si pagherà a parte. Giusta lotta agli sprechi, ma sarà che il Wuokettaro medio ha paura della “multa” o più probabilmente che la “bazza” del prezzo fisso non fa gli occhi più grandi della pancia, nella maggior parte dei casi i piatti tornano in cucina quasi puliti come sono stati preparati la mattina.
Buona parte dei membri della tribù dei Wuokettari medi alla dieta ha rinunciato da tempo, cultori del detto “Quel che non ammazza, ingrassa”, trovando di loro gradimento la proposta dei cibi, non si preoccupano dell’aumento del girovita o di un fondo schiena che paga l’Imu in tre comuni.
L’intingolo senza nome e le multinazionalissime patatine fritte, piacciono assai, quindi deve essere tutto buono o bisogna farselo piacere e chissenefrega se è il colesterolo a non esserlo, buono. L’importante è mangiare e doversi muovere poco per farlo. Quindi li vedi rientrare dai banconi al tavolo con piatti di un’altezza fra la collina e la montagna, giusto per non dover fare due volte lo stesso giro, che poi in realtà si triplica, si quadruplica. Da bere, solo acqua, perché il vino gonfia e poi chissà di che scarsa qualità è… Perché, il cibo, invece? Potrebbe anche essere genuino e non c’è dubbio che lo sia, ma la produzione industriale di portate, roba da mensa scolastica con 500 alunni, è evidentemente quello che è: frettolosa e approssimativa – e non si parla di grado di cottura – come un film di quelli scollacciati degli anni 70 in confronto a film d’autore e a pellicole vie di mezzo.
Sul successo di questi mega self service fra la Via Emilia e l’Est influisce certamente anche la crisi economica, visto che una famiglia media di quattro persone se la cava con una cinquantina di euro e alla fine per i bambini c’è anche il gelato, mentre in un ristorante medio ne spenderebbe almeno il doppio. Però, più in generale, la tribù dei Wuokettari ne rappresenta una più ampia, attuale, che rimanda un po’ agli stili di vita giapponesi: tutti in gruppo, fai da te, scegli per te, non importa se il rumore è assordante, se il pesce e la carne li cucinano poi sulla stessa griglia. Cioè vivi in maniera omologata, di pancia – è proprio il caso di dirlo – senza nemmeno sapere bene come stai vivendo, al di là della ripetitività dei gesti, nei giorni. L’importante è che sia tutto pronto e che costi poco, ma lo sarebbe anche un panino imbottito e una birra, guardando da soli il tramonto. Per il Wuokettaro sarebbe tempo perso, io penso che qualcosa lo guadagnerebbero anche senza riempire e svuotare il piatto.
P.S. Non ho un gusto da gourmet, sono di bocca buona e non dico che non sono mai andato in uno di quei posti descritti e che non ci tornerò mai più. Ma magari come ultima risorsa, non come primaria fonte di alimentazione.
Sumiclezia
1 Novembre 2015