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La valle dalla lingua misteriosa
C’è un Comune nemmeno troppo distante da Bologna nel quale gli abitanti parlano un dialetto strano. Anzi, una vera e propria lingua aliena dalle altre. Etrusca o… marziana?
Questa è una storia che sappiamo bene perché da tempo conosciamo quei residenti a Bologna e dintorni che ne sono per così dire protagonisti, perché nati o vissuti in quel comune nemmeno troppo lontano – in linea d’aria sono 90 chilometri ma con l’Appennino di mezzo, che propone comunque una storia curiosa. Non è un qualcosa di strettamente limitato alla nostra città, ma visto che riguarda comunque dei Bolognesi, una decina in tutto, è una divertente curiosità.
Il comune di Minucciano è all’estremo Nordovest della provincia di Lucca e si sviluppa su un versante delle Alpi Apuane, quelle delle cave di marmo di Carrara, e quello di fronte degli Appennini. A poca distanza dal borgo, una cinquantina di anni fa, furono rinvenute tre stele risalenti al periodo compreso fra il Bronzo Medio e inizio Età del Ferro.Cosa rappresentassero le tre stele, ancora oggi rimane un mistero.
In quel minuscolo territorio abitato da 2500 persone si parla un dialetto o per meglio dire un linguaggio che non ha a che fare con nessun altro, inflessione compresa, in Toscana. Parole spesso incomprensibili e difficilmente rappresentabili foneticamente e parlato, lo ripeto, solo in quel fazzoletto di terreno che non è più Garfagnana e non è più Lunigiana. Termini senza etimologia precisa se non per qualche suggestione che rimanda addirittura agli Etruschi, come sosteneva uno studio risalente agli anni 70. In quella vallata isolata per tre lati e poco frequentata dal quarto sarebbe sopravvissuta alle altre una comunità etrusca quasi da avamposto e magari dimenticata dalla colonizzazione romana. Un lembo di terra poco appetibile che anche dopo l’unità le province di Lucca e Massa si sono rimpallate e che ha conservato questa lingua strana che ha metabolizzato alla sua maniera anche le ovvie inflessioni italiane. Perché se lì dicono “gorpa” per volpe, qualcosa si ipotizza; meno “bocc” per spina, nulla con “ìddhia” per scopa o “caùr” per sempliciotto e, ripeto, un chilometro più a Nord, a Sud, a Est o a Ovest di quella lingua di terra, la gente parla comunque con un inflessione diversa e ti accorgi subito che sei in Toscana o nella Lunigiana che fa commistione con La Spezia e dove la parlata si definisce carrarina.
Etruschi, forse. Oppure… O eppure? Al di là delle solite leggende popolari antiche, la frazione confinante di Ugliancaldo, perché è già in provincia di Massa, ma isolata anch’essa, è da tempo citata come luogo di avvistamento di Ufo. Chissà se su Marte o in qualche altro pianeta da Altroquando il bastone si chiama “Vetton” come a Minucciano…
E se conoscete quei dieci oggi residenti a Bologna e provincia, rassicuratevi: non sono marziani, semmai qualcuno di loro – e lo conosco bene – vive ancora con la testa sulla Luna.
Augusto Rusconi
4 Novembre 2015