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L’ostensione dell’astensione
Sembra quasi di moda dire: io questa volta a votare non ci vado. Poi però non bisognerebbe lamentarsi di quelli che ci governano, eletti da altri
In un altro articolo del sito si fanno un po’ le pulci ai sondaggi, mentre da grattacapo è comunque la percentuale, ad oggi, dei possibili-probabili astenuti: diciamo intorno al 40%. Vera o verosimile, è da tempo la spia di un grave malessere etico e sociale, perché se un tempo anche nella Repubblica Italiana votare era un dovere, oggi dovrebbe essere un diritto da esercitare. Invece il trend pare essere quello di sbandierare ai quattro venti la prossima, futura astensione. Decisione preceduta e seguita dai soliti lamenti su questo che non va e quello che non funziona, la sicurezza, il traffico, la legalità.
Per la falsa illusione che il bene comune sia a carico di “quelli là”. Non è così e in ogni caso che decide di non andare a votare, delega poi a quelli che lo fanno di scegliere anche per lui quelli che governeranno tutti. Ognuno è libero di fare quello che crede e di dire quello che vuole, entro i conosciuti limiti, però la cosa che più colpisce e preoccupa è che spesso il disinteresse per le elezioni è causato più dalla rassegnazione e dalla sfiducia che dal menefreghismo o dalla rabbia.
Ed allora qui le colpe dei partiti e delle fazioni sono tante, a partire da quella di essere caste: non solo per i privilegi di qualcuno (anche smodati), particolarmente per la chiusura verso l’esterno. Liste bloccate, candidature preconfezionate, vuota riproposizione di slogan e programmi buoni per tutte le stagioni, finto uso libertario del web che poi, a volte, si rivela essere peggio di una prigione, se il dialogo è solo quello fra computer.
Io penso che i diversi schieramenti non debbano andare incontro alla gente, ma aprirsi alla gente. Invitare la gente a muoversi e dare due certezze: che tutti sono utili e che per la gente, in politica, c’è sempre spazio e possibilità di fare. Un rapporto orizzontale, che non lascia cadere niente dall’altro e non considera più in basso chi non fa parte del ristretto gioco della politica.
Gaetano Saperi
10 Dicembre 2015