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I Marchesi del Grillo dentro Coalizione Civica
Il risultato delle primarie, la vittoria di Martelloni, a qualcuno non è andato giù. E allora ecco dichiarazioni al veleno e sceneggiate alla Merola. Mario Merola
Riassunto delle puntate precedenti. Si forma Coalizione Civica, con uno zoccolo duro cementato da gente che c’era già ai tempi del Politburo, non per questo forzatamente nostalgici ma insomma non di primo pelo, che ad un certo punto decidono di allargarsi ad altre componenti della Sinistra antagonista al PD. Anime diverse anche parallele. Il processo di integrazione va avanti e si arriva alla decisione di stabilire delle primarie per la scelta del candidato sindaco, perché così vuole la maggioranza degli iscritti, polemiche residue per la forma più che la sostanza del voto, malumori espressi ma tutto sommato sopiti. Elezione di un Consiglio Direttivo allargato a sproposito ( 30 persone e poi ci lamentiamo dei 915 parlamentari), che sempre a maggioranza comunque decide e imposta le modalità delle primarie. E qui c’è chi inizia a tromboneggiare e/o a togliersi i sassolini dalle scarpe, due su tutti, e in definitiva a mettere i bastoni fra le ruote secondo il noto refrain dei padri verso i figli: “Voi fate come vi pare, ma se date retta a me che ne so più di voi e che vi ho generato, creato, fatto della sostanza del padre, fate così”.
Il candidato sostenuto dai padri perde e sembra prenderla bene. Lo dichiara, anzi, che sosterrà il vincitore che viene da un’altra famiglia nel condominio e due giornali riportano le sue identiche parole. Poi ci ripensa, chissà perché, e ci ripensa ancora mentre i padri nobili si fanno travolgere dal sospetto che siano invece ignobili quando continuano a spifferare ai giornalisti compiaciuti e compiacenti e di loro, su internet, mettono letame al ventilatore girato verso i subentrati, le forze fresche, innovatrici. Colpevoli di aver trovato un’altra palla per giocare nel cortile ed anzi di aver coinvolto molta più gente in squadra.
A questo punto le classiche domande che sorgono spontanee sono:
1) Perché spararla grossa con la storia del civismo ammazzato dalle vecchie logiche di partito quando i principali tromboni di quelle vecchie logiche sono stati alfieri? E continuano ad esserlo, visto che avrebbero voluto una candidatura imposta dall’alto?
2) Perché esaltare tutto questo abuso da copyright della parola civico perché (sic!) si “esca dalla sinistra dei salotti”?
3) Perché continuare ad offrire ai lettori e quindi agli elettori frasi vacue come “Con la vittoria di Martelloni Coalizione Civica è uscita da se stessa”, che fa il paio con la cafonaggine di “Coalizione Civica non era un utero in affitto”?
Immagino perché, fra tante diverse anime ce ne sia qualcuna in pena, e la sofferenza riguarda personalismi consolidati, con criteri di partenza alla Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi nun siete un c…”.
Qualsiasi riferimento a Mauro Zani non è diretto solo a lui.
Franco Montorro
3 Marzo 2016