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Nikolic e il furto di Strasburgo
26 marzo 1981: la Virtus viene scippata della Coppa dei Campioni, nella finale di Strasburgo contro il Maccabi. In panchina c’era il grande Aza
Dannato 26 marzo: non solo nel 1827 fu il giorno in cui morì Beethoven. Non solo nel 1979 quando Indiana State di Larry Bird perse il titolo Ncaa contro Michigan State di Magic Johnson. 26 marzo 1981: la Virtus Sinudyne può vincere la sua prima Coppa dei Campioni, ma alla vigilia della finale con il Maccabi Tel Aviv perde per infortunio il suo miglior giocatore: Jim McMillian uno dei migliori stranieri nella storia della Serie A.
La gara decisiva si gioca a Strasburgo, nella Hall Rénhus, un mercato al coperto trasformato per una sera in impianto sportivo. Posto orribile, serata nefasta a partire dai controlli all’entrata: blandi per i tifosi israeliani, fiscalissimi per quelli italiani. Ma il peggio deve ancora venire perché all’interno dell’impianto-da pianto quelli del Maccabi occupano in stile Striscia di Gaza tutti i posti intorno al parterre, compresi quelli riservati ai Virtussini, che vengono invitati ad accomodarsi nei posti più vicini alla piccionaia. Dunque, per tutta la gara, la ben nota onda d’urto ai limiti della regolarità dei tifosi israeliani si fa sentire e condiziona il match e soprattutto i due arbitri, il cecoslovacco-mummia Kotleba e l’olandese perfido Van der Willige, che organizza la scena delle beffe fischiando un inesistente sfondamento a Bonamico. Il resto , il prima soprattutto, o è storia nota o è storia triste.
Sulla panchina della Virtus c’era Aza Nikolic, secondo me il più grande allenatore europeo di sempre. Un Maestro che in Italia aveva già allenato a Padova, Varese e in Fortitudo, che vestiva quasi sempre allo stesso modo – giacca di pelle e maglionicino dolcevita color salmone – e che ha influenzato tutto il modo di allenare in Europa per lunghi e lunghi anni. Difficile raccontare in breve cosa faceva e quanto sapeva. Allora, nell’anniversario di una pagina triste anche per lui, può essere più efficace ricordare lui, con due aneddoti.
Padova, metà anni 60. Nella squadra veneta gioca il grande e sfortunato Radivoje Korac. Durante un allenamento si fa interpellare un passaggio e Nikolic ferma tutto e gli dice: «Non solo hai fatto un passaggio telefonato, ma hai anche cercato numero su elenco di telefono”.
Liegi, qualche anno più tardi. Varese vince la Coppa dei Campioni e lui entra nello spogliatoio e dice alla squadra: «Va bene, come premio allenamento di domani inizia un’ora più tardi».
Franco Montorro
25 Marzo 2016