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Nostalgia del calcio che fu
Sabati e domeniche che passavano fra 1, X e 2. E poi: Adani, Roversi, Cresci, quando lo stopper aveva il numero 5 e il centravanti sempre il 9
Adani, Roversi, Cresci… 1XX21X1X1121X. L’inizio della formazione del Bologna e il ritornello di una canzone di Claudio Baglioni. Del vecchio pallone rimpiango due cose: la schedina del Totocalcio e la numerazione delle maglie. Il rito di compilazione del sabato, la lettura della formazione e il controllo dei risultati la domenica.
Si partiva con scrivere 1, X o 2 nelle 13 colonne, con una giocata minima di due. E chissà se un ragazzo di oggi sa perché si dice “Fare 13”, anzichè “Fare Bingo” o “Fare 6 al Superenalotto”. E se anche lo sa, non immagina quei pomeriggi a studiare la Casistica anziché Geografia. Oppure affidarsi ai cosiddetti sistemi ridotti, più economici di schedine con doppia o tripla, ma che obbligavano comunque a lunghe trascritture senza poter sbagliare. Chi sente parlare oggi di matrice di spoglio e di figlia penserà ai personaggi e alle vicende di una tragedia greca. Tragedia era infatti sbagliare anche un solo numero della ricopiatura, perché annullava tutto. Era un’altra Italia, con più speranza e meno invidia, se addirittura sul retro della schedina c’era la possibilità di indicare nome, cognome e indirizzo per essere immediatamente rintracciabili in caso di vincita. Nel 1983 la prima, grande rivoluzione: 1, X e 2 sono già stampati sulla schedina, basta segnarle con un pallino e la “macchina” convaliderà la giocata senza più bisogno di ricopiature, fascette inumidite applicate e righello per separare appunto la ricevuta dalla prova della giocata. Tempi ridotti rispetto a quelli biblici precedenti. Bisognava aspettare la domenica sera per sapere se la vita ti cambiava. O se rimaneva la stessa per almeno altri sette giorni.
Era tutto affidato a quelle 26 squadre che scendevano in campo tutte alla stessa ora. Giocavano con numeri di maglia che erano delle certezze, dall’1 all’11, con appena qualche minima variazione. Così era in tutto il mondo: l’1 era del portiere, mentre il 12 toccava alla sua riserva, spesso eterna, come quelle dietro a Zoff nel suo ventennio juventino. Difesa a quattro, si direbbe oggi: con il 2 terzino destro, il 3 terzino sinistro, il 5 lo stopper e il 6 il libero. Qui poteva esserci qualche inversione fra 4 e 6, mentre giocava con il 5 Franz Beckenbauer, il più forte libero di tutti i tempi. Centrocampo a 3, con crescendo di classe: 4 al mediano della cui vita ha cantato Ligabue, il classico portatore d’acqua. L’8, la mezzala destra, aveva più talento ma era quello che doveva correre comunque. Al mitico e fascinoso 10 erano concesse molte più pause e addirittura anche qualche giocata da fermo. Perché lui la palla non doveva toccarla ma pennellarla. L’ala destra, il 7, stantuffava su e giù per la fascia, ma anche lui doveva avere buona tecnica per dribblare e saltare l’uomo e crossare dal fondo. Ruolo bivalente, ad esempio per Trapattoni, che usava inizialmente un elemento più d’attacco per poi sostituirlo con un terzino, anche solo dopo il vantaggio di 1-0. Le punte: 9 e 11, il centravanti e l’ala sinistra, non necessariamente complementari ed anche intercambiabili, con il 9 che generalmente era più da area di rigore e l’11 che la puntava.
Non posso dire che fosse un calcio più bello e magari nemmeno più pulito, ma più chiaro e più semplice sì, rispetto ai 3,70 di quota o alla maglia numero 96 di oggi, quel football nel quale si conosce il prezzo di tutto, ma il valore di (quasi) niente. Chiamatela nostalgia. Avete ragione. Se mi sorprendo a canticchiare Baglioni, la ragione c’è. E c’è anche il sentimento
Con un’aria trasognata lemme lemme nella sera
se ne va fischiettando… la schedina l’ha giocata
Son dieci anni che lui spera e che ci sta riprovando
un motorino per Maria due mesetti in Val Gardena
una casa piena di comodità
Se pareggerà il Cesena una villa con piscina
la schedina con la mente lui rifà …
1 X X 2 1 X 1 X 1 1 2 1 X
Nella strada tutto solo fa uno slalom tra i lampioni
e la città sta in ciabatte e la luna su nel cielo
stropicciandosi gli occhioni si fa già color latte
Quel francobollo dell’Angola che gli ha sempre fatto gola
un corredo di lenzuola per Liu’
e se segnerà Mazzola una bella barca a vela
e la mente vola e non si ferma più …
1 X X 2 1 X 1 X 1 1 2 1 X 2 1 X
Chissà? se va bene … 2 1 X
Con quell’aria trasognata passa avanti alla portiera
“buona sera ragioniere!”
La schedina l’ha giocata e per una volta ancora
questa sera può sperare
e sale in fretta gli scalini col fiatone quattro piani
c’è un odor di maccheroni col ragù …
si dimentica Antognoni da un bacetto ai suoi bambini
e ai milioni non ci pensa più …
1 X X 2 1 X 1 X 1 1 2 1 X
Gaetano Saperi
5 Dicembre 2015