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Nostalgia del calcio perduto
Quei numeri di maglia da 12 a 99, quelle frasi abusate e sfiancanti come “Attaccare lo spazio”, quelle lezioni di tango ad ogni calcio d’angolo
Ho spento la Tv al fischio finale. Ho stretto i pugni per la vittoria del Bologna. Poi per la rabbia di un calcio che non riconosco. Tutto troppo di troppo. Chiacchiere televisive comprese. E quei Von Clausewitz della panchina che parlano coprendosi la bocca con una mano. Chissà quali segreti celano. Parole al vento. Come quelle che trasformano un contropiede in ripartenza. O quelle abusate, inestricabili, alla attaccare lo spazio, la profondità. E la più sbagliata di tutte: cambiare l’inerzia. L’inerzia è o non è, è come dire cambiare la morte. Per renderla più misericordiosa, per allontanarla?
Mi fanno più male l’abbandono dei numeri dedicati e di concerto l’attribuzione sicura dei ruoli, poi la ridenominazione dei ruoli stessi, ché mi andrebbe anche bene un terzino sinistro con il 52 e un mediano con il 36. Però un volta al tifoso esterno o non assiduo o di casa era chiaro che chi veniva a giocare con i numeri 2, 3, 5 e 6 era prevalentemente un difensore. Con il 4, 7 e 8 un centrocampista e 9 e 11 per gli attaccanti. Alla base l’1 dei portieri. Un fiducia, come per i Carabinieri al paese: portiere, terzino destro, terzino sinistro, stopper, libero, mediani, mezzeali, ali, centravanti.
Adesso? Esterno basso, esterno alto, laterale, centrale. Sembrano informazioni utili da capolinea linee di autobus. Trequartista, che pare proporre una vezzosa frazione tre diviso quattro,e che dà comunque un risultato negativo.
Tornando al calcio giocato, ma che razza di amplessi sono quelli nell’area di rigore prima della battuta di un calcio fermo, soprattutto dall’angolo? Intrecci, mano a chela di granchio, a spingere, a trattenere. E poi semmai da parte dei difensori e degli offensori con braccia tese e palmo in lato come nemmanco il 10 giugno del 1940 davanti a Palazzo Venezia. Una ventina di giocatori sulla stessa linea parallela a quella di porta, uno spingi spingi che il Referee e i suoi sodali collaboratori ammoniscono di non fare, spiegando che il regolamento commina sanzioni che poi non vengono applicate. Trattenute, braccia che cingono, prove di elasticità delle divise. Indicazioni accusatorie e di richiesta debolezza.
Meno male che il Bologna oggi a Verona ha vinto in maniera netta indiscutibile. Capita più raramente alla Juventus, ma ‘stasera va bene, va bene così. Non occuparsi delle altre e non preccuparsi della (nostra) squadra. O no?
Gaetano Saperi
8 Novembre 2015