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Partiti ad personam e voti a perdere
I capilista alle prossime elezioni comunali dovrebbero indicare in anticipo i nomi degli eventuali futuri assessori
Noto che ancora una volta a Bologna, e non solo, l’avvicinarsi alle elezioni – nel nostro caso comunali – finisce per essere personalizzato sui nomi dei candidati e in maniera molto secondaria sui programmi, che poi in realtà sono dei gran copia e incolla, con gli aggiustamenti del caso. Come per fare una canzone le note sono solo sette, poi la differenza la fanno la sequenza e il complesso degli arrangiamenti, così in politica si va in ordine alfabetico da sette capisaldi: Assistenza sanitaria, Istruzione, Lavori pubblici, Rapporti con le Istituzioni, Sicurezza, Traffico. Vedi? Arrivi a fatica nemmeno a sette e poi ne aggiungi un paio perché la Cultura fa figo e lo Sport va di pancia e non importa se oltre all’Assistenza bisognerebbe parlare più ampiamente di Sanità.
Mescolati diversamente e con sottolineature naturalmente connaturate al sentire, fra uno della Lega e uno dei Cinque Stelle e fra ogni singolo esponente del PD, che tiene fede all’accezione originale del termine Partito: diviso in più parti.
Al gran ballo delle prossime elezioni 2016 ogni schieramento presenterà un capitano e dei gregari, in giro nel tour elettorale con la documentazione preparata dai cosiddetti spin doctor, ovvero il Bignamino per convincere il sempre maggior numero di incerti, ché ai duri e puri della campagna elettorale se ne fregano. Perché hanno le loro idee fisse e sono quelli che se dal giornalaio quello davanti a loro compra il Carlino o repubblica e la scelta non è la loro, guardano male l’altro.
Parole, parole, parole tanto per iniziare e chissà dove si andrà a finire.
Forse però sarebbe il caso di trovare una mediazione fra programmi scritti e scelte incerte e proporre che ogni capolista dica in anticipo come sarebbe composta la sua squadra in caso di elezione: Tizio ai trasporti, Caio alla Sanità, Mevio all’Istruzione e Sempronio al recupero della Caserma Mazzoni al Molino Parisio. Non è detto che debbano essere per forza candidati in lista, ma ai tempi di internet uno potrebbe informarsi rapidamente e in maniera sufficiente sulle persone e quindi dare un giudizio migliore sulle proposte preelettorali. Non sarà mai fatto, perché il dopoelezioni è il tempo dei mercanteggiare in base alle percentuali di voti raccolti. I famosi voti a perdere credibilità nei confronti di una democrazia sempre meno rappresentativa.
Franco Montorro
3 Novembre 2015