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Quando piccolo era bello
Vanno forte multisale, iper, negozi in franchising. Ci sarà certo un giusto perché, ma c’è un po’ di nostalgia per quando “piccolo era bello”
C’erano una volta piccoli negozi e piccole botteghe e ci sono ancora, ma quasi esclusivamente di alimentari e non gestite da Italiani. Nessuna nota di razzismo, perché è un discorso applicabile alla massificazione indotta da certe catene e non riguarda la nazionalità dei gestori. E’ proprio che regna la filosofia “dei centri commerciali tutti uguali” come a rassicurare la gente con una propria riconoscibilità anche nei singoli esercizi di vendita, a partire dal centro.
La nostalgia, come cantava qualcuno, è canaglia, ma forse non è immotivata se devo pensare alla dimensione minimalista di certe attività che creavano innanzitutto diversificazione nel senso di peculiarità. Lo sappiamo bene che comprare una fettina di manzo in un iper costa meno ed è più semplice che farlo nella bottega sotto casa. Poi però non bisognerebbe lamentarsi del sapore delle fragole comprate a dicembre, delle cosce di pollo confezionate e di quel rapporto perverso che oggi lega consumatore a venditore: evito il banco, prelevo direttamente dal banco, guardo prezzo e scadenza e sono a posto.
Quando i negozi non erano tutti uguali c’era chi ti serviva, ti ascoltava e ti parlava. Oggi, capisco: bisogna fare in fretta perché c’è una telefonata in arrivo, un sms a cui rispondere, una app da scaricare, la caccia al secchiello dei popcorn quando un tempo c’era quello al posto migliore in platea o in galleria.
A Bologna ci sono i negozi nel Quadrilatero, sconfinando nel campo di Bo.Eat potrei suggerire, in campo alimentare, il ben dimensionato negozio “Verdura” all’angolo fra Piazza Trento e Trieste e Via Leandro Alberti. E’ uno dei pochi a Bologna in cui ho trovato i lampascioni, tanto per dire qualcosa di non molto conosciuto.
Lorenzo Gioberdi
14 Febbraio 2016