Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 51
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 52
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 53
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 54
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 55
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 56
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 57
Spaghetti alla bolognese: ma quando mai?
Dopo la pizza il piatto italiano più famoso all’estero. Ignorato a Bologna e che nasce per “colpa” delle tagliatelle
E’ il piatto più amato in Gran Bretagna, dove secondo le statistiche citate dal sito italiaatavola.net “«ne mangiano 670 milioni di porzioni all’anno. Gli Americani ne vanno matti, come del resto gli Svedesi che lo chiamano Och kottfarssas mentre i Danesi Og kødsovs. A Tokyo è venduto addirittura nei sandwich mentre per i cinesi non è altro che la versione occidentale del loro Shajiang mian, un piatto tradizionale molto popolare».
«In Italia – prosegue il sito – i puristi sono convinti che gli Spaghetti alla bolognese non abbiano nulla a che vedere con la cultura culinaria italiana».
Qualche tempo fa, Stefano Bonilli, ex Direttore del Gambero Rosso e originario di Bologna, ha scritto: «Gli spaghetti alla bolognese non sono mai esistiti». La linea d’attacco? «Gli spaghetti sono pasta secca del Sud Italia, a Bologna abbiamo le tagliatelle, fresche, fatte in casa, che vanno con il ragù».
Forse la confusione viene da una ricetta e da una definizione male interpretata di “bolognese” data da Pellegrino Artusi nella sua “Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. In realtà il gastronomo romagnolo parla di maccheroni, che sono pasta secca come gli spaghetti e che lui definisce come “denti di cavallo” a Bologna e “buconotti” o “strozzapreti” e “cannelloni in Toscana”. Poi ci sarebbe la complicazione dei maccheroni lunghi alla napoletana, ma attenzione, perché il punto è un altro e al di là della pasta riguarda il condimento: Artusi non considera il pomodoro nel condimento alla bolognese, come invece fa per le tagliatelle alla romagnola e come è oggi per tutti gli “spag bol” in giro per il mondo. Allora, assolto il Pellegrino che dice che l’uomo bolognese al ristorante vuole “conti corti e tagliatelle lunghe”, dove li cerchiamo i responsabili della creazione di questo piatto Frankenstein?
Una teoria dice che tutto risale alla Seconda Guerra Mondiale, quando le colonne dei soldati statunitensi e inglesi attraversarono l’Emilia Romagna mangiavano le tagliatelle al ragù innamorandosene. Tornati a casa chiesero ai ristoratori italiani quel piatto, ma mentre di spaghetti erano piene le dispense, di tagliatelle nessuna traccia o quasi e così senza molti scrupoli gli spaghetti presero il posto delle tagliatelle. Quando poi inglesi e americani tornavano in Italia, chiedevano il ragù alla bolognaise e se lo aspettavano sugli spaghetti e così lo avevano, soprattutto nelle città turistiche come Roma, Firenze e Venezia, dove per abbindolare/accontentare i turisti si fa di tutto. Compreso falsificare un piatto, taroccarlo, un po’ come Totò che vendeva la Fontana di Trevi.
Augusto Rusconi
2 Novembre 2015