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Bolognain - Dentro la Città


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Bo.Eat

Pubblicato il 31 Ottobre, 2015 | da bolognain

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Trattoria Fantoni: oggi come ieri

Nel cuore di Via del Pratello, un locale nel quale il tempo sembra essersi fermato

Sumiclezia, che in bolognese significa liquirizia, è lo pseudonimo di una blogger che -parole sue «è nata nei primissimi anni ’90». Non ci pare un vezzo per nascondere l’età ancora verde, ci sembra semmai una presa di distanza da abbigliamento, atteggiamenti e gusti di quelli nati qualche anno dopo e confluiti nella tribù dei Bimbiminkia per attitudini e attività dei familiari, a Sumiclezia piace seguire situazioni di lifestyle, soprattutto nel campo della moda femminile, e di cucina. E di questo parla su bolognain.info, compatibilmente con i tre esami più tesi che le mancano per la Laurea Magistrale in Pubblica amministrazione (f.m.)

La via parallela a San Felice e Sant’Isaia un tempo pullulava di locali per così dire popolari che poi nel corso del tempo hanno perduto smalto o si sono addirittura persi nel tempo, come la celebre Trattoria Ghitoni, quella dei fagioli da mangiare a tempo e con i cucchiai legati alla tavola con una catenella.

I tempi sono cambiati, la ristorazione anche, e locali come la Trattoria Fantoni sembrano essere fuori dal tempo, come oggi potrebbe essere un negozio di ciabattino in via Indipendenza a fianco della grande catena multinazionale.

Sappiamo dove siamo e cosa cerchiamo, nulla di raffinato ma di prelibato sì, perché no? Quindi non ci formalizziamo sugli arredi più datati che vintage, su una luce bassa in sala come nemmeno ai tempi delle candele e a brutti quadri che del resto non sono mai stati né devono essere la specialità di un ristorante. L’ambiente è tranquillo, anche con i tavoli notevolmente ravvicinati, ma è pur sempre mezzogiorno e mezza, più tardi, anche la sera, sarà sicuramente tutto un po’ più rumoroso. Molto di più, forse.

I tavoli sono apparecchiati con tovaglia a quadretti biancorossi, senza stupore i tovaglioli sono di carta; olio, aceto, pepe e sale sono dentro una grande latta ormai vintage di passata di pomodoro: tutto sommato un insieme simpatico, in un ambiente nel quale al tacco 12 e alla cravatta la giusta parola d’ordine potrebbe essere: no, grazie!

Il menu è fotocopiato ma scritto a mano e dedicato per quel giorno, dunque ci deve essere un povero diavolo che ogni 24 ore prende carta e penna e lo scrive. Le proposte non sono tante e tutte nella norma, diciamo il minimo sindacale per seguire la tradizione bolognese, discreta la lista dei vini, con una buona distribuzione regionale su tutto il territorio, peccato che il Trebbiano scelto abbia una discreta nota acidula. L’acqua microfiltrata è in omaggio: lo specifica una simpatica nota sul menu che quindi consiglia argutamente di prendere anche del vino.

Scegliamo le tagliatelle al ragù: porzione abbondante e soddisfacente, nonostante le tagliatelle siano molto più strette di quella della misura canonica.

Contemporaneamente abbiamo chiesto una noce di manzo, che arriva solitaria nel suo piatto ospedaliero e da degenza è anche il gusto: piatto nel piatto – in Toscana si direbbe sciocco – che né olio, né sale, né pepe riescono a rendere più intelligente. Meno male che è buono il contorno a parte di verdure, anche se fra fagiolini, cipolle e bietola, la presenza centrale di una fetta di parmigiana alle melanzane è forse discutibile, ma comunque presto dimenticata perché i sapori di insieme sono da passaggio diretto del turno.

Pane insignificante, anzi da insufficienza, certamente datato, e che resta quasi tutto nel suo cestino.

Il servizio a tavola non è fulmineo, eufemismo, il che preoccupa solo al pensiero che eravamo prima del possibile pienone del pranzo.

Ampia e non scontata la lista dei dolci, con una buona crema agli amaretti.

Prezzo finale di 25 euro, congruo per essere nel centro di Bologna e per la qualità complessiva della trattoria da tempo che fu.

Voto (da 1 a 10): 6

Sumiclezia

Bo.Eat

31 Ottobre 2015

www.bolognain.info

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