Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 51
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 52
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 53
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 54
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 55
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 56
Warning: A non-numeric value encountered in /public_html/wp-content/themes/themeforest-2415788-gonzo-clean-responsive-wp-magazine/gonzo/single.php on line 57
Tre Michelangelo, zero promozione
Chi lo sbandiera a beneficio anche dei turisti che in San Domenico ci sono tre sculture del genio toscano?
Se facciamo il nome di Michelangelo? Uno dei riconosciuti geni universali nell’arte, con particolare predisposizione nella scultura, vedi La Pietà o il Mosè. E proprio di opera marmorea si tratta, anzi di tre, dentro la basilica di San Domenico: una raffigurante San Petronio, un angelo reggicandelabro e un San Procolo. A proposito, nell’aprile 2012 scriveva Il resto del Carlino: «A Bologna ci sono tre sculture di Michelangelo, ma ben pochi lo sanno: si trovano da 500 anni in San Domenico. E soprattutto non lo sanno i turisti in visita sotto le Due Torri. Portarle alla fama che meritano è la nuova ‘missione’ di Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la salvaguardia dei beni storici, culturali e ambientali, l’uomo a cui si deve la controversa scoperta dei resti di Caravaggio: ”E’ uno scandalo – dice – dove sono le istituzioni? E’ un caso di bellezza negata”.
Pronta la risposta di Luigi Ficacci, sovrintendente ai beni Storici, artistici ed etnoantropologici: “Sono conosciute da tutte le persone di cultura, come tutta la chiesa di San Domenico. Sono note al grande pubblico e soprattutto sono conservate benissimo, grazie ai padri domenicani che oltretutto le circondano di un’attività’ culturale di altissimo livello”. Insomma, “non potrebbero stare meglio”. Perché vivono nello stesso tessuto per le quali erano state realizzate, “una naturalezza assolutamente da conservare, tanto che un monumento non puo’ desiderare niente di meglio”. Secondo Ficacci, infatti, il valore aggiunto delle tre sculture di Michelangelo è proprio l’aver mantenuto la propria funzione originale “devozionale ed estetica”. Certo, ha riconosciuto, ”non ci sono le file di visitatori, ma chi le va a vedere riesce a visitarle nella loro situazione ideale”.
Le tre opere risalgono al soggiorno di Michelangelo in città, tra l’ottobre 1494 e il settembre 1495, quando all’artista fu chiesto di completare il sarcofago di San Domenico che Niccolo dell’Arca morendo lasciò a metà. Nacquero tre piccole gemme: un angelo reggicandela che spicca sul lato destro del sarcofago, un San Petronio che ricorda lo stesso santo scolpito da Jacopo della Quercia sul portale della cattedrale e un San Procolo con una vitalità incredibilmente familiare al David.
Ma è il fatto che non siano note al grande pubblico a non convincere Vinceti: “C’è da essere smarriti che queste tre opere siano conosciute solo dagli addetti ai lavori. Noi dobbiamo valorizzare i grandi artisti italiani, soprattutto in un periodo di crisi”. la stessa basilica di San Domenico, una delle più ricche e importanti della cittè, è spesso tenuta ai margini dai tour organizzati e dalle guide turistiche. Come l’ultima, a cura del Mibac: “Questo libretto lo distribuiscono in stazione e su San Domenico non c’è una riga”. Vinceti chiama a raccolta le istituzioni: ”Dove sono? Dov’è la promozione? Questo è l’esempio di un fallimento, un caso di bellezza negata, un’opportunità anche economica persa. E’ uno scandalo”. Per cambiare rotta, conclude, ”Servirebbe un cambio di mentalità contro questa concezione vecchia che l’arte debba essere patrimonio solo per pochi”.
Ma per il Soprintendente Luigi Ficacci, il valore aggiunto delle tre statue sta proprio nell’aver mantenuto la dimensione originale: ”L’arca ha una funzione devozionale ed estetica che ancora coincidono. Una naturalezza assolutamente da conservare, un monumento come quello non può desiderare di meglio”. Tanto che “se ci fossero file di visitatori, sarebbe necessario prendere provvedimenti, ma è l’intera città che dovrebbe migliorare la propria offerta di accoglienza”.
Era il 2012, solo tre anni fa o ben tre anni fa, perché nulla è cambiato.
Franco Montorro
26 Ottobre 2015