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Un Comune né carne né pesce. O pesce in barile
Una giunta chiusa in se stessa, legata ad un PD con molta retorica di default e poca attenzione alla realtà, mentre la città cambia
Un esempio-metafora sul PD e la sua espressione in Comune, in vista delle elezioni di primavera. Nel 2004 la Nazionale italiana di basket arrivò seconda alle Olimpiadi di Atene, un piazzamento definito dalla Gazzetta dello Sport come il più bell’argento in cento anni di Giochi moderni. Il giorno dopo, a Casa Italia, il luogo raduno delle diverse federazioni sportive, vedevo muoversi ringalluzziti come pavoni tanti consiglieri federali cestistici. Ad un certo punto si radunarono intorno al capostormo che solennemente, e credendoci, diceva che quella medaglia andava portata e mostrata con orgoglio in tutti i comitati regionali. Come? Eh, no, maledizione! Quella medaglia dovete invece esporla, spiegarla, spingerla nelle scuole e fra la gente comune, l’autorefenzialità non ha senso, apritevi verso l’esterno, in questo momento di grazia, non godete all’interno, diffondete la gioia dell’impresa all’esterno. L’attuale stato abbastanza penoso della pallacanestro italiana conferma la giustezza del grido di dolore.
L’esempio fa da preliminare al giudizio sul PD bolognese, né carne né pesce come quello nazionale, realtà che vive di rendita grazie anche all’età media della vita aumentata, che gli garantisce il supporto ormai fisiologico di elettori in buona parte in là con gli anni. Un partito mai arrivato veramente a soddisfare le richieste dei cittadini, addormentato su allori che alle ultime elezioni comunali fecero gridare di stupita gioia perché Virginio Merola era passato al primo turno con un 50% più brustolini dei voti.
Il PD, che detiene la maggioranza in Giunta, e che ne ispira naturalmente l’attività, è, come direbbe Umberto Eco, una libreria senza finestre, cioè un gran rimuginare di idee spesso con una retorica di default e poco contatto con la realtà che non sia quella sempre meno ampia dei militanti. Un pesce in barile, insomma, E non sarà un giro nei mercatini rionali in aprile a ristabilire il contatto con la realtà, quella realtà difficile da interpretare nel chiuso delle proprie posizioni. Che un tempo avevano almeno la purezza dell’ideologia, giuste o sbagliate che fossero. Oggi hanno solo l’estemporaneità dell’approssimazione, nell’ideale tunnel che collega Via Rivani a Piazza Liber Paradisus con fermata a Piazza Maggiore. Itinerario, quello, dalla sede del partito a Palazzo d’Accursio, che hanno percorso con la giusta autonomia e riconosciuta efficacia le amministrazioni di Dozza, Zangheri e Imbeni, tanto per dire un podio di Giunte passate che nelle classifiche vede l’attuale lontanissima dalla zona medaglie.
Gaetano Saperi
9 Novembre 2015