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Derby: dopodomani è un altro giorno
La stracittadina torna dopo otto anni, con una vigilia caratterizzata dai ricordi del bel tempo che fu. Occorre guardare oltre la sfida n.104
Io stesso ho peccato di nostalgia, lo confesso ma non mi pento, proponendo una vigilia del derby n.104 fatta soprattutto di ricordi. Inevitabile dopo quasi otto anni di vuoto e prima di questa ritrovata sfida fra nobili decadute. Premetto che non commenterò in nessuna maniera la gara fra Segafredo e Kontatto, lasciando il compito critico a chi più e meglio di me segue quest’anno le due bolognesi e il campionato. Per me è già dopodomani, quando la vittoria dell’una avrà per il momento affermato la supremazia cittadina. Come è accaduto per i primi anni della sfida, quando Bologna non era ancora Basket City, mentre i fasti erano rinchiusi nel triangolo scaleno Milano-Varese-Cantù. Ho definito questo derby il “più tristo” della storia e lo è, visto che è il primo al piano di sotto. Non posso che essere soddisfatto per il fervore a volte perfino enfatico di chi ha curato la cronaca preparatoria e rallegrarmi perché l’Unipol Arena sarà piena di vecchi e nuovi sostenitori per un evento al quale la solitamente poco cestofila stampa nazionale ha dedicato inattesi, ampi spazi. E dopo l’euforia di chi vince e lo scorno di chi perde? Dopo c’è da pensare che bisogna accontentarsi di due derby in questa stagione, perché l’astinenza era così prolungata da far temere l’estinzione. Come a Milano, Venezia, Livorno, Roma. Sperare che per buona sorte di una delle due l’anno prossimo il derby si prenda un altra vacanza, per poi tornare nella stagione successiva e sto così ipotizzando due promozioni consecutive. Fate pure gli scongiuri.
Ma intanto pensate che tornare in Serie A è un onore, ma anche un onere a partire dai 700.000 euro necessari per la reiscrizione alla Lega per finire alle spese necessarie per allestire una formazione che in maniera quasi obbligatoria prevede il ricorso ad un maggior numero di stranieri rispetto ai due attuali. Ammesso e non concesso che quelli attualmente sotto contratto siano “buoni” anche per la categoria superiore. problemi che un tempo nemmeno troppo lontano sarebbero sembrati di pertinenza di squadre che oggi invece vanno per la maggiore dietro e oltre la Milano senza futuro, perché ultima benefattrice di un mecenatismo quello sì in via di estinzione. Hanno le attuali Virtus e Fortitudo la visione di immaginarsi promosse e la capacità nel caso di programmare, al di là delle suggestioni del tifo? La vera sfida va oltre una sola partita, non merita titoloni a nove colonne e al momento io posso immaginare che sia comunque più comodo pensare all’immediato e ad esempio ad un incasso che per i bilanci dei club è, e sarà anche al ritorno, tanta roba. Non avrei mai concluso un articolo del genere scrivendo “Vinca il migliore”, se non fosse per il simpatico aneddoto di Nereo Rocco, che quando guidava squadre brutte, sporche e cattive replicava: «Sperèm de no».
P.S. Importantissimo: il derby sarà anche il Telethon Basket Game, presentato insieme dalle due società per una partita da vincere tutti insieme.
Franco Montorro
5 gennaio 2017