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La Bologna del 1961 per il New York Times
La recente analisi della nostra città da parte del quotidiano newyorchese ha un precedente. Di più di mezzo secolo fa. E riserva sorprese
In una recente corrispondenza, il New York Times si è occupato del vivere Bologna e del suo saper vivere, ma non è la prima volta che il quotidiano statunitense si occupa delle particolarità che qualcuno oggi direbbe eccellenze. Leggendo la bella biografia del sindaco Giuseppe Dozza scritta da Luisa Lama per Aliberti, ci si imbatte in queste parole, riferite ad un articolo pubblicato dal NYT il 22 giugno 1961: «Il New York Times manda a Bologna un suo corrispondente. “Errando nell’incantevole, opulenta Bologna”: con questo titolo Keith De Folo apre il suo articolo e fin dalle prime fasi si coglie che l’antica Bononia lo ha conquistato. Anzi, nel tradurre in “Everything good” il termine latino il giornalista commenta che nessun altro nome avrebbe potuto essere più appropriato. Gli piacciono l’atmosfera dei portici e gli angoli più appartati del centro storico. Oltre ai monumenti più appariscenti, lo incantano Via dell’Inferno e Via Valdonica, nel cuore dell’antico ghetto ebraico. Assapora con avidità la mortadella, i tortellini e il pollo allo champagne, apprezza le belle donne e lo spirito gaudente dei suoi abitanti. E, non solo, il redattore americano deve anche constatare che la vivibilità bolognese non si misura solo nell’armonia delle sue bellezze architettoniche o nella giovialità della sua gente, ma anche nella sua disponibilità all’accoglienza. Per questo lo colpiscono molto gli “equal prices” che si praticano nei negozi e nelle botteghe. Con meraviglia osserva che con 4 dollari si può mangiare nel migliore ristorante, con 25 dollari si può acquistare un paio di scarpe fatte a mano, con un 10% in meno rispetto al resto dell’Italia ci si può vestire dai sarti più alla moda. Insomma – deduce De Folo – i commercianti e gli artigiani bolognesi si accontentano e non speculano sui prezzi».
Non è fantascienza ma nemmeno preistoria e chissà se gli attuali vertici cittadini di commercianti e artigiani non propongano di dedicare a Keith De Folo una rotonda o, meglio, un incrocio: quello fra Indipendenza, Rizzoli e Ugo Bassi. Naturalmente durante uno dei T-Days.
Franco Montorro
2 Novembre 2015