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Le false suggestioni su Kobe Bryant
E’ cresciuto in Italia e parla bene la nostra lingua, ma perché Kobe dovrebbe finire la carriera qui? E perché non a Reggio o a Rieti?
Vista la comunanza di ruolo, Kobe Bryant sta a Michael Jordan come Leo Messi sta a Diego Armando Maradona e adesso che ha annunciato il suo ritiro la furba NBA organizzerà uno road show per ogni sua gara in campo esterno come ad esempio fu fatto per Jabbar. E come scelse con estrema umiltà di non fare Larry Bird, che basta lo disse in estate rinunciando ai soldi del contratto garantito.
Bene, arrivederci e grazie ad una bella persona e a un gran personaggio, come un LeBron James non arriverà mai ad essere. Ma alla notizia del suo ritiro si sono scatenati o per meglio dire sono stati provocati i rumors su un suo possibile addio traslocato qui in Italia, dove lui è cresciuto. E con qualche particolare che andrebbe chiarito.
Tutti a dire che è cestisticamente cresciuto a Reggio Emilia, dove ha risieduto seguendo il padre Joe, di stanza nella Serie A1 italiana. Inesatto, perché molti a Rieti ricordano quel frugoletto di otto anni che nelle prime partitelle di minibasket faceva impazzire allenatori e avversari con la sua classe anarchica. Poi Joe si stabilì per una stagione a Reggio Calabria e per due a Pistoia, per poi finire sì a Reggio Emilia, due anni, quelli di prima e seconda media per Kobe, giusto per intenderci. Che, curiosità davvero locale, è nato il 23 Agosto 1978, data dell’ultimo concerto live di Mina.
A 37 anni compiuti e dopo una carriera NBA interamente vissuta con la maglia dei Los Angeles Lakers, Kobe ha annunciato lo stop e subito in maniera forse anche troppo provinciale qualcuno in Italia ha cominciato ad elaborare proposte ed ipotesi per un suo addio nel Belpaese, facendo leva sul mai negato affetto del giocatore nei confronti dei luoghi in cui ha vissuto buona parte della sua infanzia e di adolescenza. Così, è uscito allo scoperto Claudio Sabatini che l’avrebbe voluto alla Virtus e che ora propone una partita d’addio a Bologna. Sembrava follia, magari non lo era e comunque parliamo dell’uomo che all’attuale Unipol Arena portò, gratis per gli spettatori, Lady Gaga durante una Final Eight di Coppa Italia.
Da Milano replica il Corriere della Sera, che nella stessa pagina finisce con il proporre due ipotesi opposte. Da un lato, visto che Bryant ha annunciato il suo ritiro con queste precise parole «Il mio cuore può sopportare la battaglia, la mia mente gestire la fatica, ma il mio corpo sa che è ora di dire addio», sostiene che Giorgio Armani all’Olimpia Milano potrebbe offrire un basket prestigioso (insomma…) ma più rilassante e rilassato. Aulica e molto “tifosa” la conclusione di un articolo che tanto Bryant non leggerà mai: «Milano è la destinazione ideale per quel campione, la squadra di Giorgio Armani, la mitica Olimpia, è l’unica in grado di ridare vivacità a quel fisico che oggi scrive: ciao basket». Poi però di fianco si legge della frustrazione di Kobe, a Los Angeles, di giocare con colleghi tanto più scarsi.
E parte questo, fosse solo una questione economica, quanti sceicchi, magnati orientali o anche solo polisportive spagnole potrebbero garantire a Bryant un viale del tramonto molto più lastricato d’oro di quello che potrebbe in qualsiasi modo percorrere in Italia? Poi magari conterebbe il cuore e allora Kobe il passo d’addio potrebbe volerlo fare al PalaSojourner di Rieti o al PalaBigi di Reggio Emilia. In fondo anch’io ho sempre sognato di tornare per una volta sola alla Bolognina alle elementari Cappelletti dove ho scritto il mio primo tema di Italiano.
Franco Montorro
30 Novembre 2015