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Solo un bel libro in mano
Gabriele Romagnoli ha scritto un bellissimo libro sul viaggiare leggeri, essere leggeri. Vivere solo con il bagaglio a mano, appunto
Da tempo considero Gabriele Romagnoli uno dei migliori giornalisti italiani e lo è nella forma come nella sostanza, quindi le cose giuste che dice le scrive bene come faceva un suo illustre predecessore diverso da lui nella sostanza ma non nella forma: Enzo Biagi. Entrambi tenevano e tengono fede alla regola che la chiarezza è la buona educazione di chi scrive e il risultato è una scrittura agevole, per provocare sentimenti e reazioni immediati.
Nel suo ultimo libro, “Solo bagaglio a mano” (Feltrinelli, 100 pagine, 10 euro), Romagnoli, bolognese classe 1960, si trova a vivere un’esperienza provocatoria ma esemplare: per un bizzarro esperimento, come viene definito, si fa chiudere in una bara e in quel periodo elabora e rielabora la sua vita, dopo che in precedenza aveva potuto leggere, su una lavagna, queste parole, riassunto di una serie di interviste a cento uomini vissuti fino all’età di 80 anni. «Hanno speso la propria esistenza: 23 anni a dormire, 20 a lavorare, 6 a mangiare, 5 a bere e a fumare, altri 5 aspettando un appuntamento, 4 a pensare, 228 giorni a lavarsi la faccia e i denti, 26 giocando con i figli, 18 a farsi il nodo alla cravatta. E, da ultimo, 46 ore di felicità».
La consapevolezza di avere abbastanza, metaforicamente rappresentata dal viaggiare con il solo bagaglio a mano, fatto con criterio, però, potrebbe aumentare a dismisura quei meno di due giorni di felicità. Fra le parole finali di Romagnoli, queste, per il sogno di «una generazione capace di scegliere sempre la libertà, di consumare soltanto il necessario (incluso ciò che è necessario per il piacere), di non legarsi a nulla, di saper perdere cose e battaglie senza perdersi, di non credere in idee e fedi che le sono state date, preconfezionate, alla nascita, una generazione senza troppo passato né avvenire, ma con un’inflessibile attrazione verso il presente, inafferrabile, imprevedibile, disancorata dal suolo e dal tempo».
Un fenomeno di generazione, più che una di quelle generazioni di fenomeni alle quali non si riesce per fortuna mai a farci l’abitudine.
Augusto Rusconi
31 Ottobre 2015